Il respiro delle Dolomiti
E, dopo la fatica, il mondo si apre
sotto i miei occhi,
l'erba copre le grandi distese
che oltrepassano le bianche nuvole
e quando la neve non ricopre ogni cosa
con il suo freddo manto,
le cime mi guardano alte,
imponenti e sagge
e nel tramonto le luci
che si riflettono in esse,
mi raccontano di tempi andati,
di oceani scomparsi,
di viaggi e di conquiste,
di grandi guerre
e della vita di chi ha amato
questi luoghi.
​
Enrico P.


Eravamo davanti all’imponente montagna, tre ragazzi di età diversa. Sergio di 22 anni, Thomas di 16 anni e Omar di 24 anni. Eravamo tutti grandi amici. Tutti pronti per scalare una montagna.
Cominciammo la scalata. Avevamo tutti un obiettivo: arrivare al Lago del Corlo.
Mentre stavamo camminando, cominciammo a litigare e decidemmo di separarci. Ognuno prese la propria strada.
Dopo un po' di tempo, mentre Sergio stava camminando, si sentì un grandissimo rimbombo arrivare dalla montagna: andò a verificare e scoprì che era caduto un enorme masso che aveva bloccato il sentiero.
Nel frattempo arrivarono Thomas e Omar che trovarono anch’essi il sentiero bloccato dalla frana.
Sergio passò loro una corda per poter passare il sentiero ma improvvisamente il piano fallì e la corda si spezzò. Ma proprio quando tutto sembrava perduto, Omar trovò un’altra corda e riuscirono a superare la frana.
Alla fine riuscirono tutti e tre a raggiungere il Lago del Corlo sani e salvi anche se affamati e assetati.
Sergio, Thomas e Omar



Ci siamo persi.
I telefoni morti per colpa di un fulmine.
È da cinque ore che vaghiamo così, nel nulla totale, in cerca d’acqua.
Tutto per colpa di quel maledetto fulmine.
Poi, in quella desolata landa di ciottoli bianchi, si sentì un lontano scrosciare di un fiume in secca.
Con le ultime forze a noi rimaste raggiungemmo quel suono a lungo sognato.
Mi avvicinai, sotto a un cielo rosso, all’ormai residua acqua torrenziale.
Nonostante l’acqua fosse torbida e cupa bevemmo avidamente ma successe qualcosa di strano.
L’acqua mutò in melma, il paesaggio sfumò e io mi svegliai in quei familiari muri della nostra casa di montagna.
Irene V. – Sara G. – Chiara G.


SU E GIU’ PER IL PIAVE
Racconti brevi e veeeri
Tanto tempo fa (ma non tantissimo, eh!), in una galassia lontana lontana, c’era un furgone.
All’improvviso, da quel furgone, scesero nove ragazzi che il giorno prima avevano deciso di passare una giornata al Piave.
Ops! Non ci siamo presentate: siamo Isabel e un “essere strano” di nome Giulia.
Comunque, stavamo dicendo, appena scesi dal furgone ci catapultammo in acqua con l’idea di attraversare il fiume; purtroppo non c’eravamo resi conto che l’acqua era troppo alta e congelata e la corrente troppo forte, quindi, fradici, siamo ritornati a riva e abbiamo deciso di rimanerci.
All’ora di pranzo abbiamo ordinato delle pizze e udite, udite: prosciutto e piselli, acciughe e wurstel… ma siamo matti???
Dopo le pizze si è scatenata una battaglia d’acqua: maschi vs femmine. Hanno vinto le femmine, naturalmente.
A una certa ora (non sapevamo che ora fosse) abbiamo preso coraggio e ci siamo tuffati in acqua.
A un primo impatto sembrava letteralmente di congelare ma dopo qualche minuto l’acqua sembrava “quasi calda”. Abbiamo avuto la splendida idea di avvicinarci un po' di più alla sorgente per poi lasciarci trasportare dalla corrente del fiume.
Enrico quando è entrato in acqua ha detto: “Beh, dai, non è così fredda…è GELIDAA!”.
Verso sera siamo usciti dall’acqua mezzi ibernati, ci siamo rivestiti e per scaldarci abbiamo acceso un fuoco con il quale abbiamo bruciacchiato, da grandi incapaci, i marshmallow.
Tutti puzzolenti di fumo ci siamo salutati e siamo tornati a casa.
THE END.
Giulia B. e Isabel V.

